Rappresentano la sezione che forse più caratterizza il Museo San Paolo. Comprende circa 180 icone che vanno dal XVI al XX secolo, fortemente evocative di quella civiltà bizantina protagonista in Calabria di un passato glorioso, ancora vivo nei culti e nelle tradizioni. Accanto ad icone russe, che costituiscono il gruppo più cospicuo, trovano posto molte icone greche, cretesi, bulgare. Il fondatore le collezionava in base a criteri personalissimi, spirituali oltre che estetici. L’icona è, del resto, un oggetto di culto, una professione di fede nel dogma dell’incarnazione di Cristo, per chi la realizza e per chi la venera. E la verità della fede, come hanno affermato i Padri del II concilio di Nicea, non è dissociata dall’arte, ma Luna testimonia e conferma l’altra. Così, in quanto frutto dei doni concessi da Dio a un artista, l’icona può diventare opera d’arte, restando contemporaneamente un fatto di fede. In una guida agile come questa, possiamo solo segnalare alcuni degli esemplari più importanti presenti nella collezione:
Dittico cretese del XVI-XVII secolo, raffigurante una splendida Annunciazione’, la Vergine, che sta filando la porpora, china la testa in segno di consenso all’annunzio dell’Arcangelo;
Trittico cretese del XVII secolo, Madre di Dio Odigitria e la Vergine indica il Cristo benedicente, che regge in mano il chirografo del peccato, segno del debito contratto da Adamo ed Eva, che Egli è venuto a riscattare;
Mandilion russo del XVIII-XIX secolo: il volto di Cristo è raffigurato su un fazzoletto dispiegato da due angeli, a ricordare la guarigione miracolosa del re di Edessa;
Trittico cretese del XVII secolo, Cristo Pantokrator tra profeti e santi, il Cristo benedicente regge un evangeliario aperto sul passo “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”. Negli sportelli i profeti Giona e Isaia e i santi Atanasio di Alessandria e Nicola di Myra, che difesero l’Incarnazione divina dal farianesimo;
L’abbraccio degli Apostoli Pietro e Paolo, icona cretese del XVII secolo: i due santi si abbracciano per sottolineare la loro concordia;
Gabriele Arcangelo, icona cretese del XVII secolo, battente sinistro di un’Annunciazione, che doveva essere collocata sulla Porta Bella di un’iconostasi;
Michele Arcangelo, icona bulgara del XVI-XVII secolo: l’Arcistratega delle Milizie celesti è raffigurato con la spada, la corazza e il mantello, mentre regge in mano il globo con il nome di Cristo;
Icona cretese del XVII secolo di San Giovanni il Battista: Giovanni è raffigurato con le ali di angelo, perché messaggero (angelos in greco) di Cristo, e reca la sua stessa testa nel vassoio, simbolo del suo martirio;
Madre di Dio “Ticltoniskaja”, proveniente dalla Russia, del XIX secolo: è una variante dell’Odigitria per la posizione del Bambino che si volge verso la Madre e rappresenta la tipologia cara al vescovo Tichon Zadonskij;
Madre di Dio e San Gerasimo, icona del XVIII secolo raffigurante un santo calabrese: ritrae la Vergine con il Bambino e accanto San Gerasimo, che fu egumeno di un monastero della Valle del Tuccio, in provincia di Reggio Calabria nell’XI-XII secolo.